SIETE ADATTI PER ALLENARE NEL CALCIO FEMMINILE?
Quali sono le differenze tra calcio maschile e femminile e quali doti servono a un mister per allenare le donne? Ecco le risposte delle calciatrici.
Domenica 19 Aprile 2015 | Gaia Missaglia
Della ritrosia italiana ad accettare il calcio femminile su Allfootball ne abbiamo già parlato. Lo stesso Renzo Ulivieri, nell’intervista che ci ha concesso, lo dice a chiare lettere. Forse gli italiani non amano il nostro sport perché lo conoscono poco. Quali sono, al di là degli aspetti atletici dei quali abbiamo cominciato a parlare nei post precedenti, le altre differenze tra calcio maschile e femminile? E l’allenatore? Che caratteristiche deve avere per tirare fuori il meglio da un gruppo di donne?
Rispondiamo alla prima domanda. Esistono differenze caratteriali, senza dubbio. Un esempio: discutere animatamente in campo, anche fra compagni, è un fatto naturale e spontaneo tanto in una incontro maschile quanto in uno femminile. La partita e l’agonismo generano inevitabilmente tensioni. Al calciatore viene richiesto un intenso sforzo fisico, tante energie nervose e talvolta perde il controllo. Dalla mia esperienza di calciatrice da una parte e di collaboratrice nel maschile dall’altra emergono alcune diversità. Due compagni di squadra, uomini, possono usare toni esasperati, persino arrivare alle mani, ma dopo il confronto duro, la situazione torna alla perfetta normalità. Questo “processo” può avere un decorso radicalmente differente in campo femminile, il diverbio può avere strascichi lunghissimi. Una parola detta di troppo, ed ecco che due donne smettono di giocare l’una per l’altra estraniandosi dal concetto di squadra e, ovviamente, procurando un danno alla stessa. Le ragazze, questa è sacrosanta verità, arrivano addirittura a smettere di passarsi il pallone! Detto che molti atteggiamenti immaturi si riscontrano quotidianamente anche nel calcio degli uomini, ecco che entra in gioco la fortuna di avere una vera guida, il mister.
QUALE MISTER PER LE RAGAZZE?
Senza voler fare lotta di classe o distinguo sulle capacità, partiamo da un semplice ma veritiero presupposto. Le differenze tra uomo e donna quando allenano sono molteplici, sotto tutti i punti di vista. Qual è il vantaggio di una figura maschile? Innanzitutto crescono le possibilità che il mister abbia già lavorato a livelli importanti e quindi disponga di maggiori competenze e di un significativo patrimonio di esperienze. Questo lo può sicuramente agevolare con le ragazze poiché hanno bisogno di crescere.
Qual è il vantaggio di una figura femminile? Chi può comprendere una calciatrice meglio di una donna? Sensibilità, calore umano, emotività altalenante, adattabilità al capire e all’accettare i continui sbalzi d’umore sono caratteristiche innate, che un uomo non sempre può capire e gestire in egual misura.
Prima o poi rimarrete sorpresi dall’entusiasmo, dalla passione, dalla dedizione e soprattutto dall’applicazione che le calciatrici sono in grado di garantire seduta dopo seduta.
È PIÙ FACILE ALLENARE LE DONNE?
Dal punto di vista tecnico-tattico la risposta è sì. Siamo oneste, noi ragazze siamo indietro se escludiamo tutto ciò che è puro talento. In pochi ci hanno insegnato i fondamentali da giovani, anche perché le risorse a disposizione scarseggiano e gli allenatori con più esperienza e capacità sono poco invogliati ad assumere incarichi nel calcio femminile. Per questo, però, il nostro margine di miglioramento è nettamente più ampio, il che può garantire a un bravo tecnico grandi soddisfazioni. Ma attenzione, siamo donne, dentro e fuori dal campo. Questo è un piccolo grande dettaglio sottovalutato da molti mister. Se lo si fa può accadere di non accorgersi di piccole crepe, nello spogliatoio e nel lavoro che si sta facendo, che diventano spaccature e poi voragini nelle quali inevitabilmente ci si inabissa.
Non esultino a priori i mister donna, la differenza di sesso, comunque, conta poco o nulla nel momento in cui un gruppo di calciatrici decida, consciamente o inconsciamente, di far “saltare” l’allenatore. Poi, parliamoci chiaro, se manca un po’ di polso tipicamente maschile, con mugugni e musi lunghi una donna sa rivelarsi una vera ‘’rompiballe’’ in campo e nello spogliatoio, esattamente come nella vita di tutti i giorni. Come, del resto, qualsiasi allenatore incoerente insicuro e nello stesso tempo presuntuoso, compromette facilmente il suo ruolo anche in uno spogliatoio di uomini.
CHIEDIAMOLO A LORO
Visto che la materia è vasta e articolata ho pensato di semplificarla un po’, tramite un sondaggio. Cosa c’è di più veritiero che non siano le opinioni delle protagoniste? Ho chiesto, allora, il “nostro” parere. Le risposte le trovate nella tabella, inserita nell’immagine all’inizio del post, che riassume le preferenze di calciatrici ed ex calciatrici, da me intervistate, che hanno risposto alla seguente domanda: Quali caratteristiche deve possedere il mister ideale?
Non è facile riconoscersi in questo elenco di pregi e qualità, lo so, ma vorrei confortare i colleghi che volessero cimentarsi in un’avventura nel calcio femminile e che inizialmente dovessero essere titubanti. Prima o poi rimarrete sorpresi dall’entusiasmo, dalla passione, dalla dedizione e soprattutto dall’applicazione che le calciatrici sono in grado di garantire seduta dopo seduta. Sono quanto serve per evitare il calcio “a casaccio” caratterizzato da corse a vuoto, indicazioni casuali e confusionarie che, purtroppo, spesso vediamo nel nostro sport. Elementi che, sempre a mio parere, consentono di poter perseguire un progetto entusiasmante e, perché no, vincente a livello umano, calcistico e professionale.