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PROGRAMMARE NELLA SCUOLA CALCIO

Il lavoro con i più piccoli richiede un attento lavoro di individuazione degli obiettivi e di strutturazione delle sedute e delle esercitazioni per favorire l’apprendimento.

Se parliamo di articoli, interviste e discussioni è limitato il materiale dedicato alle scuole calcio, in particolare alle categorie promozionali. Vorrei per questo motivo confrontarmi con voi su questo argomento.

 

SIAMO PRIGIONIERI DEL TEMPO

Ci troviamo di fronte a un calendario con delle scadenze obbligate, è quindi necessaria e fondamentale la pianificazione di un’attività flessibile, scientifica e fatta ad hoc proprio per questo gruppo, quello di quest’anno. Quali scelte, quali strade percorrere per aggiungere qualità in quantità? I modelli di pianificazione che inducono al semplicistico “lasciateli giocare” fanno male alla nostra vena scientifica e pedagogica, quelli condi-coordinativi rigidi non trovano più rispondenza nella realtà letta dai Gps. È quindi arrivata l’ora di un concreto ripensamento della logica della sana competizione e del risparmio di tempo. Partendo appunto dalla realtà della competizione e dalle sue richieste strategiche e tattiche nei confronti del giocatore di ogni età (non dobbiamo sorvolare su una nostra accurata competenza delle caratteristiche fisiologiche auxologiche dei ragazzi della squadra, nonché sulle indicazioni pedagogiche, da Piaget a Vygotskji per capirci). Le prime domande cui rispondere sono: «Quali comportamenti voglio allenare? Che modelli di comportamento nel gioco debbono acquisire i miei giocatori? Quali strade è meglio percorrere per ottenere tali comportamenti e sviluppare determinate caratteristiche?».

 

COSA FARE?

Provo a fornirvi qualche suggerimento.

  • Analizzare e riflettere sulle azioni che si verificano durante lo sviluppo del gioco, scomporre un ciclo di gioco in sotto unità di competizione (Alvaro,1996). Pensare, scansionare e monitorizzare mentalmente tutto ciò che può accadere nel corso di due possessi palla consecutivi, durante le fasi di transizione sia all’interno sia all’esterno del complesso sistema chiamato giocatore.

  • Pianificare l'organizzazione della formazione del singolo e della squadra in base alle evidenze analizzate e ai contenuti specifici scelti (finalità e obiettivi) approntando metodi e mezzi adeguati.

  • Stabilire approcci tattici e strategici adeguati, sempre in funzione e in presenza dell’avversario, cioè di colui che determina tutte le azioni: l'opposizione è la principale fonte informativa che dice al giocatore cosa fare. Se si conducono allenamenti senza avversario, si privano i ragazzi delle informazioni indispensabili sulle attività e i giocatori non hanno punti di riferimento, non sanno cosa fare, non prendono decisioni, non risolvono problemi. Se si fanno esercitazioni di cinque contro zero i giocatori sanno che devono seguire determinate vostre indicazioni, sembra tutto ok. Se però si inserisce un difensore, magari aggressivo, la maggior parte degli attaccanti va in panico e non sa più cosa fare.

  • La performance nella competizione è una importante verifica. Programmare per ottimizzare lo stato di forma dell’intera stagione. Purtroppo e troppo spesso si è parlato di forma fisica considerando solo il sistema muscolare e grandi sistemi, dalle spalle in giù. È ora di sollevare lo sguardo e di occuparsi dell’aspetto mentale. Motivazionale quindi psicologico, neurologico e cognitivo. In genere si dice che si porta in gara il come ci si allena in riferimento alla qualità e all’intensità. È importante costruire le sedute regolando e adattando volume e intensità, tempi di apprendimento, concentrazione e fasi di recupero, spazi e tempi di gioco. Armonizzare e rendere tutti i ragazzi consapevoli delle strategie attuate: l’aspetto tattico e strategico non è un assemblaggio delle qualità dei pochi giocatori geniali incaricati di sobbarcarsi il peso dell'elaborazione e della soluzione.

  • Studiare e chiarirsi le idee per rendere semplici la spiegazione e le esercitazioni. Il sistema calcio non è comprensibile a tutti, è molto complesso a causa dell’elevato numero di elementi coinvolti nello sviluppo del gioco, della natura interattiva del comportamento dei giocatori, delle dinamiche e della sua logica interna. È influenzato da un gran numero di fattori diretti e indiretti. Prima di proporre un’esercitazione bisogna accertarsi che gli esercizi abbiano senso e siano costruiti sulla finalità e gli obiettivi della seduta. I giocatori devono rendersi conto di cosa è richiesto di loro durante la sessione. Solo così man mano sperimenteranno una maggiore consapevolezza: la sensazione di implementare ciò che hanno imparato in precedenza.

  • Ipotizzare pro e contro: di ciascuna esercitazione, individuare vantaggi e svantaggi, utilità, oltre a evitare la routine nello sviluppo del gioco, i tempi morti, la stagnazione, l’esagerata complessità. Dico esagerata in quanto una adeguata complessità dà al ragazzo la possibilità di risolvere i problemi di gioco, di conoscere i propri limiti, di sbagliare e provare ancora, esercitando, anche, la resilienza.

 

 

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Fine prima parte

 

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