CALCIO, BAMBINI E APPRENDIMENTO
Giocare a calcio sin da giovanissimi prepara alla vita da adulto, fatta anche di imprevisti e ostacoli.
Venerdì 1 Aprile 2016 | Isabella Gasperini
Per essere sereni bisogna imparare sin da piccoli a essere tolleranti e prendere la vita come viene. Se il gioco del calcio per un bambino rappresenta una delle strade attraverso cui acquisire la consapevolezza che in fondo la vita stessa è un gioco, allora un rettangolo verde può trasformarsi davvero in una palestra di vita. Quando si è ancora piccoli, essere un elemento del gioco del calcio, così come del gioco della vita, può entusiasmare, ma può anche intimorire. Il piacere di correre, saltare, nuotare può scontrarsi con il dubbio di non essere bravi, di non soddisfare l’allenatore, di arrossire in pubblico, di non riuscire a controllarsi o di sentirsi limitati da un handicap fisico o mentale. Questo genere di emozioni possono spingere il giovane a estraniarsi cercando di non essere osservato, ponendosi ai limiti dell’area di gioco o rifugiandosi in panchina per un mal di pancia improvviso.
SE SI EMARGINANO È PER PROTEGGERSI
In questo modo chi è a disagio cerca di ripararsi in una tana che protegge ma che con il tempo può trasformarsi in un recinto che gli impedirà di osare e andare oltre. Per questo motivo alcuni bambini scelgono addirittura di smettere di giocare a pallone. Del resto osare significa rischiare, mettersi alla prova soprattutto nei confronti dei propri limiti. Come può accadere quando, durante una partita in cui si è in svantaggio rispetto agli avversari, anziché passare la palla si tenta di tirare in porta, concedendosi l’opportunità di pareggiare. I bambini hanno bisogno di essere esortati a tentare ciò che il loro istinto gli suggerisce affinché possano trovare delle strategie personali per affrontare i loro momenti difficili. I bambini hanno bisogno di imparare a credere in loro stessi e amarsi per quello che sono.
LASCIAMOLI LIBERI DI OSARE
Rendiamo lo sport capace di farli sentire liberi, fatto in modo tale che non vengano intimorirli di fronte al desiderio di saltare, di correre e di sfogare il loro fervore in piena libertà. Un gioco che li aiuti a imparare a essere autonomi in assenza di mamma e papà, ad assorbire dalle dinamiche sportive schemi comportamentali che si riveleranno utili per sempre. Questa sorta di zainetto pieno di situazioni e soluzioni appropriate che può renderli capaci di dimenarsi tra gli eventi se lo devono costruire attraverso le circostanze vissute ogni giorno. Con il calcio, imparando a vincere, a subire ingiustizie, a rispettare la fila, a essere sopraffatti da un altro essere umano, possono sperimentare tante strategie che li aiuteranno a non farsi sopraffare dalle cose della vita, dalle peripezie di ogni genere che renderanno variopinta la quotidianità di ognuno di loro. Dovremmo quindi pensare al calcio in questa prospettiva, distanziandoci da chi lo osserva come un abbaglio che a volte rende ciechi, impegnandoci a renderlo un polmone di energia che ossigena lo spirito vitale di cui ogni individuo è ricco. In questo modo anche per noi adulti il calcio praticato dai bambini potrà essere vissuto come uno spazio in cui possiamo appassionarci a incitarli e dare il meglio di noi stessi per consolarli dopo una sconfitta. Uno spazio dove noi possiamo insegnare ai bambini ad acquisire, di fronte agli eventi, un atteggiamento fiducioso e incoraggiante, attingendo energia da una fonte di grande benessere per tutti: il gusto di vivere.
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