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LA FELICITÀ, IL PORTIERE E IL RIGORISTA

Porsi obiettivi, lottare per raggiungerli e passare attraverso le difficoltà sono tappe fondamentali della nostra crescita, anche per questo il calcio è scuola di vita.

Nella vita avere una meta da raggiungere è fondamentale, ognuno di noi ne ha almeno una ogni giorno, se così non fosse correremmo grandi rischi. Non avere alcuno scopo ci rende vulnerabili a quel senso di stasi che è il preludio dell'arrendevolezza, a quella condizione fisica e mentale in cui si tirano le redini e non ci si mette più in gioco esponendosi, con il tempo, alla malattia, fisica e mentale. Avere degli obiettivi è importante per il nostro benessere. Ognuno di noi, poi, è ispirato dal proprio modo di essere e dalle proprie aspirazioni e tuttavia c’è una meta così ambita da rappresentare un obiettivo comune nella vita di tutti: il desiderio di essere felici.

 

COSA VUOL DIRE ESSERE FELICI?

Parlo della felicità che si racchiude in alcuni momenti di emozione intensa e lascia poi una traccia dentro di noi tale da rendere la quotidianità più serena. Si tratta di un grande obiettivo e forse per questo quando ci pensiamo la immaginiamo in cima a una montagna scoscesa per raggiungere la quale bisogna inerpicarsi rischiando di scivolare e cadere. Non c’è dubbio, vivere la sofferenza e riuscire a superare le difficoltà ha un ruolo importante nella nostra crescita interiore. Tutto questo, fa parte di una maturazione che ci permette di ottenere e apprezzare i momenti di intensa serenità e soddisfazione che sono la sostanza di ciò che intendiamo con l'essere felici. Esercitarsi a superare i momenti difficili e fare esperienza di momenti di gioia serve soprattutto ai bambini per modellare il carattere e rinvigorire la forza d'animo, condizioni necessarie per ambire a momenti di felicità.

 

IL CALCIO PER ESERCITARSI A SUPERARE I MOMENTI DIFFICILI

Lo sport rappresenta una palestra ricca di occasioni per esercitarsi a raggiungere tale obiettivo, sono tanti gli eventi e le circostanze che mettono alla prova, pensate, nel calcio al momento in cui si sta per battere un calcio di rigore. Difficile per il portiere alzarsi da terra se la palla dovesse beffarlo. Quanto amore per se stessi verrebbe messo a rischio... Soprattutto se i rimproveri dei compagni e della tribuna mandano in crisi la stima che si ripone in ciò che si è.  Eppure il portiere di fronte a un rigore non parato si rialza sempre, rimettendosi imperterrito tra i pali come un leone in agguato di fronte a ogni circostanza e prima o poi un suo intervento sarà la rivalsa e arriverà il momento di pura felicità. A pensarci bene la stessa cosa vale per chi batte il rigore; se prende il palo, la traversa o calcia fuori il peso della responsabilità verso il gruppo e quello delle sue attese personali si abbattono sull’autostima. Chi sbaglia un rigore è obbligato a intraprendere un percorso che lo vedrà dal buio in cui è scivolato affiorare tra i pezzettini di sé che si sono frantumati fino al ricomporsi pronto a ripartire. Quello è il momento della sua vittoria, un piccolo attimo di felicità.

Aiutiamo i bambini a essere felici e a superare le difficoltà.

METTERSI IN GIOCO PER DIVENTARE MIGLIORI

Non osare, assicurandosi ogni volta il minimo indispensabile, perseguendo sempre la scelta più facile, rimanere ai margini delle sfide senza mettersi in gioco, è come aggirare la montagna per non correre il rischio di cadere, è come non tentare di tirare o parare un rigore, non avere obiettivi, vivere un non vivere. Essere consapevoli di aver tentato, di avercela messa tutta permette, al portiere e al rigorista come a ognuno di noi, di alimentare l'autostima e di essere resilienti, cioè capaci di resistere a ogni avversità senza spezzarsi. Aver tentato rende orgogliosi di se stessi in ogni caso, tali da sconfinare nei buchi neri dell'esistenza e di uscirne incolumi avvalendosi della propria forza d'animo. Il portiere e il rigorista sono due figure complementari specchio della stessa anima: quella degli esseri audaci pronti a tentare e per questo tali da rappresentare l'aspetto ostinato e battagliero di ognuno di noi. A volte anche nella vita, come accade a loro, la felicità di un essere umano pregiudica la felicità dell'altro.

 

LA TENACIA DEL PORTIERE E DEL RIGORISTA

Quando l'arbitro decreta un calcio di rigore dove ci sarà un vincitore ci sarà anche un vinto. Nel momento di silenzio e attesa adrenalinica che precede il suo fischio sia il portiere sia il rigorista si inerpicano su quella montagna in cima alla quale, in quella circostanza, si trova l'opportunità di vivere un'esplosione di felicità ed esultanza che ha il sapore della vittoria. Una vittoria che per entrambi rappresenterebbe il premio per essere riusciti a mantenere intatta l'ostinazione di non essersi arresi dopo le sconfitte subite in passato. Una gioia che potrà essere vissuta da uno dei due, ma rafforzerà in entrambi il desiderio di tentare ancora. La tenacia del portiere e del rigorista ci rammenta che la felicità è la vetta espugnata fra le avversità degli eventi e la nostra paura di non farcela. È il premio riservato a chi si pone degli obiettivi e li persegue con la ferma convinzione di poterli raggiungere pur non avendo la certezza di riuscirci, credendo in se stesso, sempre.

 

Leggi gli altri post a cura di Isabella Gasperini

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