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CALCIO: GIOCARE CON LA SCOLIOSI

Guida pratica per calciatori, allenatori e genitori su una delle patologie che affliggono la schiena: sintomatologia, diagnosi e attività riabilitativa.

La scoliosi è una patologia del rachide che prevede un’alterazione delle sue normali curve fisiologiche sul piano sia frontale sia torsionale e che comporta una modificazione della postura. A seconda del grado di deviazione del rachide si hanno situazioni più o meno importanti. È una patologia di cui si continua a parlare e soffrire. Il problema, però, è capire quanto influisca sul nostro fisico e se e quando ci costringa a stop forzati.

 

LO STILE DI VITA
Sicuramente c’è una sorta di predisposizione allo sviluppo della scoliosi, sulla quale possono intervenire attività sportive che aiutano il suo sviluppo. Condurre una vita sedentaria non aiuta: la colonna vertebrale viene mantenuta nel corretto assetto e si muove grazie all’attività muscolare. Se l’apparato muscolare non è ben forte e non muove la colonna in maniera consona, la situazione peggiora.

 

QUANDO CI SI PUÒ ACCORGERE
Il momento critico, in cui la scoliosi può peggiorare, è l’adolescenza sia nei maschi sia nelle femmine. Di solito i ragazzi hanno crescite esplosive, in un anno si alzano anche di 10 cm, le ragazze mestruano e cambiano la loro struttura. Se il giovane calciatore si lamenta per il mal di schiena, diamogli retta: potrebbero venire a crearsi dei sovraccarichi e delle alterazioni della colonna, poi permanenti. Se ci si accorge che il proprio figlio ha una postura, anche di poco, alterata, come per esempio se tende a stare un po’ storto o se ha una spalla più alta dell’altra, bisogna intervenire.

 

E NEI BAMBINI?
Il bambino delle elementari non ha ancora sviluppato una scoliosi. Anche se, nel caso abbia già iniziato a giocare a calcio, sono sempre consigliati dei controlli medici seriali.

 

A CHI RIVOLGERSI
Il medico generale in questi casi non basta. È necessario rivolgersi al medico dello sport, il soggetto preposto e indicato alla prevenzione e alla tutela della salute del calciatore e di tutti gli sportivi. Tutti gli aspetti preventivi, quindi, fanno capo a lui. E sarà lui a collaborare con ortopedici, cardiologi e fisiatri, a seconda del disturbo riscontrato.

 

MI DEVO FERMARE?
Nella maggior parte dei casi la scoliosi non proibisce di giocare a calcio. Il consiglio, però, è quello di associargli un protocollo riabilitativo per la scoliosi. Questo discorso decade nelle ipotesi più gravi, quando cioè sono necessari o il corsetto o l’intervento chirurgico. Sono da evitare, ovviamente, tutte le attività in compressione della colonna, come per esempio esercizi con il bilanciere.

 

IL PROTOCOLLO RIABILITATIVO
Allenatori e genitori possono supervisionare l’attività riabilitativa per la scoliosi, dopo essere stati istruiti da personale qualificato e specifico o da un fisioterapista. Se il grado di scoliosi è basso, la situazione è ben monitorata dai genitori e il ragazzo è collaborativo e costante, può essere organizzato un programma domiciliare con controlli seriati, magari settimanali.

 

UN CONSIGLIO PER I GENITORI
I genitori, soprattutto le mamme, cercano sempre di aiutare il proprio figlio, innescando però spesso reazioni negative e controproducenti. Quante volte i ragazzi non fanno qualcosa solo perché l’ha detto la mamma o il papà? Tornando al protocollo riabilitativo, è sempre meglio quindi cedere il compito di controllare che venga svolto regolarmente a una terza persona, allenatore – istruito – o fisioterapista.

 

COSA SUCCEDE SE NON MI CURO
Se non si interviene, la scoliosi peggiora e, seppur in rari casi, può arrivare a causare delle sofferenze ad altri apparati, come per esempio quello respiratorio e del cuore, o a rendere necessario l’intervento chirurgico. I danni veri della scoliosi saranno visibili nell’età più avanzata, dopo i 50 anni. Per esempio, se una ragazza ne soffre, la scoliosi si ferma tutto il periodo fertile per ripartire dopo la menopausa.

 

Leggi gli altri post a cura del dottor Respizzi

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