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ANDIAMO IN GOL COL METODO CASTELLO

L’uno contro uno strutturato e modulato secondo i principi di Massimo De Paoli, un esercizio e le possibili varianti.

Andare a rete è lo scopo del gioco del calcio, i gesti tecnici, i principi di tattica individuale e quelli di tattica collettiva sono legati alle strade utili per fare gol. Per perseguire questo scopo uno dei consigli principali, un concetto cardine del Metodo Castello, è di partire sempre da esercitazioni semplici, curare i dettagli e su di essi costruire una progressione di lavoro. In questo post vi proponiamo una parte della serata che ha visto protagonista recentemente Massimo De Paoli a Modena. In particolare mostriamo un’esercitazione che fa parte del metodo e che ci aiuta a capire come si possono strutturare e destrutturare le attività. Vedremo, partendo da una semplice situazione di gioco, l’uno contro uno, come la stessa può dar luogo a punti di vista differenti se analizzata con spirito critico e costruttivo. È una proposta che può essere eseguita in diversi modi: per esempio modificando la posizione o le modalità di partenza dei giocatori.  Il coraggio, sia in fase offensiva sia in fase difensiva, è il tema centrale di questa progressione.

 

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PARTIAMO DALL’ESERCITAZIONE DI BASE

Disponiamo quattro gruppi di giocatori e un’area di lavoro come in figura 1 (clicca sull’immagine per aprire la scheda completa dell’esercizio). Inizialmente i blu e i rossi partono con la palla (attaccanti), i gialli e i bianchi difendono la porta. I blu giocano contro i gialli, i rossi contro i bianchi.

Figura 1: Clicca sull'immagine per aprirne la scheda completa

L’esercitazione viene sviluppata in modo speculare su due fronti per ottimizzare tempi di lavoro e di recupero. Secondo i criteri di classificazione del metodo Castello l’esercitazione strutturata in questo modo è ritmica perché i tempi delle serie, delle ripetute e i recuperi sono definiti o modulabili.

 

LA SCALETTA DI LAVORO

Dal punto di vista metodologico ecco una possibile scaletta di lavoro.

  1. All’inizio è l’allenatore a dettare i tempi dell’esercitazione mediante un comando vocale prestabilito che dà il via a ogni singola coppia. La frequenza tra un comando e l’altro sarà modulata in base al carico metabolico e cognitivo cui l’allenatore vorrà sottoporre i calciatori.
  2. Successivamente possono essere i giocatori a dettare i tempi – in questo caso i portieri – con il medesimo comando. L’allenatore in questo passaggio deve comunque fare in modo che i giocatori non calino di ritmo e intensità, sollecitandoli ad aumentare la frequenza, se opportuno, tra un comando e l’altro.
  3. Si può decidere di partire a seguito di un’indicazione non vocale (per esempio è l’attaccante che decide quando l’avvio dell’azione e chi difende si adegua).

 

REGOLE E GESTIONE DELLO SPAZIO

L’attività prevede il rispetto tassativo di una semplice regola: l’attaccante, per concludere a rete, deve obbligatoriamente superare l’avversario. Questa norma fissa il tempo di uscita del difensore perché la punta sarà indotta a condurre il pallone puntando sempre il centro della porta. Dividiamo, inoltre, l’area di lavoro orizzontalmente in due parti uguali: il difensore (che corre senza palla) dovrebbe riuscire a prendere posizione in marcatura nella metà campo della punta, mentre l’allenatore deve esortare quest’ultima a essere veloce e aggressiva.

 

LO SPAZIO E IL PORTIERE

Dal punto di vista tattico, l’applicazione dei principi individuali e collettivi cambiano radicalmente secondo l’idea di calcio dell’allenatore. Ci sono tecnici che addirittura arrivano a chiedere ai propri difensori di marcare orientando la punta verso la porta perché preferiscono sfruttare la superiorità numerica (difensore più portiere contro uno). Sono scelte. Dal nostro punto di vista, preferiamo che chi attacca il possessore di palla lo indirizzi verso le zone esterne del campo per concedere meno specchio di porta possibile. La presa di posizione del difensore deve essere tale da chiudere alla punta due delle tre possibili vie di fuga, indirizzandolo verso la meno pericolosa. Il secondo difendente (che nel primo step è il portiere) deve mettere in atto i principi dello scaglionamento difensivo, ovvero non porsi dietro al compagno, ma in diagonale rispetto a esso e alla porzione di spazio che vuole difendere. Nel prossimo post analizzeremo gli step successivi della progressione.

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