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CALCIO: LA GESTIONE DELLA PARTITA

Cosa deve osservare l’allenatore per dare le giuste indicazioni ai calciatori? Le considerazioni di Angelo Pereni ai commenti dei lettori e del gruppo Grandi Allenatori.

Tutti sarete d’accordo, presumiamo, sul fatto che l’allenatore, durante la partita, non riesce e non può vedere tutto. Spesso, quindi, per analizzare cosa sta succedendo in campo e prendere le corrette decisioni da comunicare tempestivamente ai propri giocatori si avvale di fidati collaboratori. Ma esistono dei criteri, delle logiche, delle priorità su cui basarsi? La domanda posta ai nostri lettori e al gruppo Grandi Allenatori voleva scoprire proprio questo: cosa bisognerebbe fare? La perfezione sappiamo tutti quale sarebbe, come spiega molto bene Marco Omacini (Lorenzo Supertramo Ripanti concorda e ha ragione). In realtà, poi, non è così semplice, come scrive Francesco Leone. Ecco cosa ne pensa Angelo Pereni.

 

L’OPINIONE DI ANGELO PERENI

«Se parliamo di adulti, io partirei da un presupposto semplice: la tua squadra l’hai preparata in settimana, quindi non appena ti siedi in panchina, è opportuno guardare gli avversari. Questo ragionamento vale soprattutto per i dilettanti, per i quali l’avversario rappresenta quasi sempre una sorpresa. Giocano a zona o a uomo? Quante punte hanno? Dietro sono a tre o a quattro? Le informazioni essenziali, insomma. In funzione di questo, occorre poi rivolgere l’attenzione alla propria squadra, valutando se si sta muovendo correttamente rispetto all’avversario e l’evolversi del gioco in generale. Sulla base del quadro che ci si è fatti, se è opportuno, si apportano le variazioni del caso, come sostengono Nicola Piccolo, Massimiliano Osman Maurizio Abundo, Stefano Merlo e Vincenzo Esposito. E concordo con Luca Moraca, Michele Pappalardo, Luca Bellini e Francesco Persico, che fanno un’analisi generale complessa e corretta. Per questo, durante la partita, si entra ancora più nello specifico, cogliendone anche i dettagli, come per esempio zone del campo dove si svolgono duelli che si stanno perdendo o vincendo. Se poi la formazione che stiamo affrontando sta chiaramente dominando il gioco, dobbiamo capire velocemente il perché e, possibilmente, porre rimedio apportando dei cambiamenti (le correzioni di cui parla Vittorio Cornacchia).»

 

OSSERVATE E NON DIMENTICATE NULLA

«A questo proposito vorrei darvi un consiglio: scrivete tutto! Magari fatevi aiutare da un collaboratore, ma tenete memoria di cosa è successo. Vi sarà utile già nell’intervallo, per dare le giuste indicazioni, ma anche e soprattutto cosa bisogna correggere, col lavoro, in settimana. Una cosa è comunque chiara e importante: più i vostri giocatori sono giovani, più la vostra attenzione deve essere rivolta a loro. Il tecnico di settore giovanile lavora per crescere i ragazzi o le ragazze che allena. Se invece siamo in categorie dove contano i punti, allora bisogna ragionare diversamente e in quest’ottica è interessante l’approccio di Giacomo Peron, che ha fatto un leggero distinguo di comportamento in funzione delle fasce d’età. Quanto scrive Paolo Sartori è da tenere in grande considerazione soprattutto se si allenano i giovani: rimarcare gli aspetti positivi e non ingigantire quelli negativi è una buona strategia per rafforzare l’autostima del gruppo. Molto ferme, infine, le convinzioni espresse da Roberto Borrini nella prima parte del suo commento, rispettabilissime e forse un poco rigorose. Però, devo dire, che il suo è un approccio che infonde sicurezza alla squadra e questo è un bene. Lo spogliatoio ha bisogno di sentire la nostra fiducia, soprattutto se siamo riusciti a conquistare la stima del gruppo. Non solo quella “istituzionale”, che deriva dal ruolo che ci è stato assegnato dalla società, ma soprattutto quella che ci riconosce la squadra in termini di “faro” per la loro crescita.»

 

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