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CALCIO: CHE COSA ALLENIAMO A SECCO?

Un dibattito aperto su come utilizzare gli strumenti di allenamento fisico per migliorare il calciatore. I vostri commenti, la risposta di Giorgio D’Urbano.

Si dibatte da molto tempo su quali tipi di proposte effettuare a secco e quali invece con la palla. Nel calcio moderno la tendenza, da parte degli allenatori, è sempre più quella di somministrare esercitazioni a carattere condizionale, nelle quali è previsto l’utilizzo del pallone. Integrare sempre di più sembra essere la parola d’ordine. Vero è che il lavoro a secco porta il grande vantaggio di poter valutare con buona precisione i carichi interni.  A questo argomento Allfootball ha dedicato ampio spazio nella sezione “Alleniamoci Assieme”, all’interno delle esperienze provate sul campo da Francesco Leone (tutor Stefano Fiorini, presidente Aipac) e Gianluca Ciofi (seguito da Giorgio D’Urbano). Proprio quest’ultimo, attuale preparatore fisico della nazionale italiana di pallavolo, ha risposto alle domande dei nostri lettori.

 

L’OPINIONE DI GIORGIO D’URBANO

«Con i piccolini, la soluzione ottimale è ovviamente quella di fare tutto con la palla, perché con loro lavorare a secco non è granché utile. Sotto questo aspetto sono quindi d’accordo con quanto scrivono Milco Castellani e Maurizio Abundo. Nei piccolini sono ottimi i circuiti motori e coordinativi (William Palazzo, Alessandro Davì), se li vogliamo considerare lavoro a secco. I giovanissimi invece necessitano di lavorare su quei tipi di capacità che non sono strettamente condizionali. Nei giovani sino ai quattordici sedici anni effettuate qualche lavoro mirato, “pillole” soprattutto per il condizionamento organico, che, come mi sembra di capire, è il pensiero di Francesco Lima. Successivamente si comincia con proposte fisiche di una certa importanza alternate a quelle con palla. Va tutto bene, dalla potenza aerobica alla rapidità, oltre che velocità e forza, e al proposito sono corrette le valutazioni di Thomas Franceschi, Fabio Piras, Michele Frasca, Jack Flash, Alessandro De Biasi e Bernardino Filardi. Interessanti, infine, i commenti di Valerio Schowick (che sembra leggermente controcorrente rispetto agli altri, ma è rispettabilissimo. Tutto sta a capire se raggiunge gli obiettivi che si è prefissato), di Luca Bellini (ha ragione: a scopo preventivo o riabilitativo il lavoro a secco è preferibile per un discorso di monitoraggio rigoroso dei carichi) e di Fausto Bello, che cavalcano la tendenza predominante attuale, cioè la ricerca del lavoro con la palla il più possibile.»

 

Leggi le altre domande e relative risposte degli esperti di Allfootball

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