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BARCELLONA E JUVENTUS SOTTO IL CIELO DI BERLINO

Finale di Champions, blaugrana prevedibili nelle intenzioni non nelle giocate, i bianconeri sono in grado di cambiare marcia e volto in corsa. L’analisi di Angelo Pereni.

Finale di Champions League, con Michele Santoni abbiamo messo in luce i possibili punti deboli del fenomenale Barcellona, approfondiamo ora il discorso analizzando cosa offrirà la sfida da un punto di vista tattico. Il Barça, com’è sua indole, sceglierà di fare la partita senza snaturare il suo gioco e senza mettere in campo alchimie tattiche che si discostino dal suo 1-4-3-3. Giocherà con quattro difensori, due esterni molto propositivi pronti ad accompagnare l’azione e a supportare la squadra sulle fasce in ampiezza, più due centrali lenti ma capaci nell’impostazione. Tre i centrocampisti di cui uno centrale a protezione della linea difensiva e due esterni di centrocampo; uno più portato alla fase offensiva grazie a inserimenti e conclusioni dalla distanza, l’altro più di corsa e di lotta. Davanti i soliti noti. Tre giocatori di grandi qualità tecniche che, pur essendo dei solisti sanno integrarsi a meraviglia e con le loro giocate possono risolvere in qualsiasi momento la partita. I tre, se in condizione, possono essere devastanti perché hanno tecnica sopraffina, corsa, inventiva, precisione, imprevedibilità. In più se hanno spazio lasciano poche speranze, nel Barcellona sette giocatori fanno squadra e tre la differenza.

Foto 1 Rakitic si inserisce e poi si allarga al posto di Messi che, arretrando, ha più spazio per prendere velocità e sfruttare le sue devastanti serpentine in corsa.

UN BARCELLONA PIÙ PRATICO

La squadra di Luis Enrique rispetto al passato fa meno possesso palla, più verticalizzazioni per cercare le punte e molto lavoro per rendere il tridente d’attacco funzionale al gioco del collettivo. Per questo il tecnico ha lavorato sui tre frombolieri trasformando Suarez in un attaccante che gioca anche per gli altri e non si preoccupa solo di segnare. A Messi ha chiesto di accorciare con qualche rientro in più rispetto al suo standard e a Neymar di essere più essenziale nei colpi, preferibilmente giocando in verticale. Inoltre i continui inserimenti da dietro di Rakitic e Iniesta fanno si che il Barcellona porti sempre tanti uomini nei pressi dell’area di rigore, obiettivo creare gli spazi per Messi nel caso partisse da posizione più arretrata (foto 1). Per evitare, poi, di subire ripartenze difficili da assorbire al momento della perdita del pallone i catalani alzano il baricentro per cercare la riconquista immediata (foto 2).

Foto 2 Il pressing ultra offensivo del Barcellona alla ricerca dell’immediato recupero del pallone.

JUVE PIÙ MATURA

La Juve di Allegri ha raggiunto una maturità degna delle migliori squadre europee, aggiungendo alle qualità essenziali della gestione Conte un calcio meno verticale e aggressivo ma più ragionato. Oggi e più duttile negli schemi e ha più libertà di decidere quando rifiata attivamente attraverso il possesso palla. Al momento opportuno affonda con inserimenti tempestivi, accelerazioni mirate e combinazioni. Passaggi fondamentali della crescita bianconera sono la difesa a quattro e l’utilizzo di un trequartista senza disperdere il patrimonio tattico frutto del lavoro passato sull’1-3-5-2. Avere un disegno tattico chiaro è prerogativa delle grandi squadre, ma è altrettanto importante essere pronti e preparati a utilizzarne, all’occorrenza, un altro. La squadra bianconera nell’approccio alla gara può scegliere quale atteggiamento tenere. Lasciare il dominio agli avversari per colpire con transizioni veloci e con verticalizzazioni rapide o giocare a viso aperto, lottare su ogni pallone, conquistare metri e campo mettendo pressione continua e alta sui portatori di palla.

Foto 3 I continui scambi di posizione danno pochi punti di riferimento. In questo caso Alba si inserisce internamente come se fosse un mezz’ala, Iniesta è largo a sinistra in posizione di esterno di attacco e Neymar è più arretrato.

ALLEGRI E LA DIFESA A CINQUE

Se sceglie la prima opzione, la logica vuole uno schieramento con cinque giocatori sulla linea difensiva, tre centrocampisti e due punte anche se l’infortunio di Chiellini sembra precludere questa possibilità alla quale forse Allegri ha pensato. Così la Juve lascia campo agli avversari, la squadra si posiziona dietro la linea della palla (quando la perde) senza fare pressione sui portatori, ma ricompone il blocco difensivo e copre tutti gli spazi. Questo comportamento, anche se permette a chi l’attacca di avanzare pericolosamente, ha il merito di consentire di assorbire meglio i tagli centrali di Messi, le incursioni sulla fascia di Neymar e gli smarcamenti di Suarez sull’esterno per gli inserimenti centrali di chi gli ruota attorno. Agevola, inoltre, gli eventuali raddoppi sulle corsie esterne e la compattezza centrale che serve per mettere argine alle triangolazioni catalane nei pressi dell’area di rigore. Interessante sarà utile capire come Allegri fronteggerà le sovrapposizioni dei terzini, il più delle volte interne e volte ad attaccare la porta (foto 3). Giocando così la conseguenza, quando la squadra entra in possesso di palla, è che può e deve attaccare molto campo davanti a sé. Il vantaggio diventa significativo se la squadra catalana è sbilanciata, ma certo se si è costretti solo a difendere si possono commettere errori. In questo senso, la gestione del pallone una volta recuperato è fondamentale e la Juventus ha gli uomini per garantire qualità anche sotto la pressione avversaria (foto 4). Se la circolazione del pallone dovesse far saltare il primo pressing blaugrana, i tagli alle spalle dei difensori centrali di Tevez e Morata potrebbero essere devastanti (foto 5).

Foto 4 Una delle partite in cui la Juve ha sofferto di più il pressing avversario è stato il ritorno contro il Monaco, ma in più di un’occasione la freddezza, la lucidità e la qualità tecnica dei giocatori bianconeri ha consentito loro di uscirne indenni.

Foto 5 Una verticalizzazione improvvisa bianconera con Tevez che attacca la profondità alle spalle dei difensori.

GIOCARSELA A VISO APERTO

Se, invece, la squadra bianconera vuole giocare la partita, il modulo vedrà la difesa disporsi a quattro, tre centrocampisti, un trequartista e due punte. Con questo sistema, in caso di difficoltà sulle corsie esterne, la Juve sa anche disporsi col centrocampo a quattro (foto 6).

Oltre a questo i bianconeri dovranno pressare immediatamente il portatore di palla, tenere la squadra corta e la difesa alta e giocare sulle linee di intercetto, in modo da impedire facili verticalizzazioni per le punte, tagliare loro i rifornimenti, rischiare anche l’uno contro uno sia lateralmente sia centralmente. Sarà quindi la forza della squadra e non qualche particolare alchimia a fermare i tre frombolieri avversari. La partita secca è un vantaggio per i bianconeri che non partono favoriti e dunque dovranno sfruttare al meglio le armi a loro disposizione: in primis le palle inattive. Il Barcellona concede infatti parecchi centimetri agli avversari e le marcature non sono sempre adeguate. In questa situazione, i saltatori della Juve, che durante l’anno hanno dimostrato grande fisicità, potranno giocare un ruolo fondamentale.

Con la collaborazione di Jacopo Gornati (newgproject)

Foto 6 Lo schieramento in fase di non possesso nel 1-4-4-2.

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