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CALCIO: TECNICHE DI USCITA DEL PORTIERE

Il tuffo sui piedi dell’attaccante per rubare il pallone od opporsi alla conclusione da distanza ravvicinata. Didattica ed esercizi per i giovani.

Per fare il portiere occorre una buona dose di coraggio e spericolatezza. Queste doti sono necessarie, soprattutto, nelle uscite basse a contrasto e a muro, quando i numeri uno si tuffano sui piedi degli attaccanti. Recentemente è diventata di grande attualità anche l'uscita a croce, tipica tecnica iberica e sudamericana (leggi al proposito il post dedicato a cura di Claudio Rapacioli). Ai più giovani, personalmente, preferisco insegnare subito l’attacco sui piedi dell’avversario, perché ritengo sia un gesto difficilmente acquisibile quando un giocatore è già maturato. Con Pulcini ed Esordienti, sfruttando la loro naturale voglia di apprendere, di esplorazione e la quasi incosciente spericolatezza, giochi a carattere motori impostati su questo gesto aiutano a far sì che in futuro non subentri la paura. Gli esercizi vanno pensati in un contesto globale che permetta di far sviluppare loro, oltre alla tecnica, anche la capacità di anticipazione e il problem solving.

 

TRE ESEMPI DI GIOCHI MOTORI

  • Ragno velenoso: in uno spazio delimitato di dimensione variabile a seconda del numero di portieri, i giocatori si muovono in conduzione ognuno con un pallone. Un portiere, “il ragno”, si sposta in quadrupedia, in posizione di flessione o in piedi, e tenta di rubare palla all’avversario con le mani. Chi rimane senza palla diventa “ragno”.
  • Porta la palla in meta: all’interno di uno spazio delimitato vengono sparsi un numero di palloni inferiore a quello dei portieri che partecipano al gioco. I giovani numeri uno si muovono liberamente e alla chiamata del tecnico devono recuperare i palloni per condurli all’interno di portine poste all’esterno. Chi rimane senza palla deve tentare di prendere con le mani quelle guidate dai compagni.
  • Difendi il castello: un portiere si posiziona all’interno di un quadrato. I compagni disposti sui lati devono entrare e affrontarlo con l’obiettivo di portare la palla in meta sul lato opposto rispetto a quello di partenza. Chi entra nel quadrato non può tornare indietro (figura 1).

Figura 1

Dalla categoria Giovanissimi, si deve iniziare un lavoro tecnico specifico, oltre a esercitare tempismo e una perfetta linea di tuffo.

 

A CONTRASTO E A MURO

Distinguiamo l’uscita a contrasto da quella a muro. La tecnica è molto simile, cambiano i tempi di contatto con la palla. Nell’uscita a contrasto si arriva con le mani sul pallone in contemporanea con l’avversario, in quella a muro si impatta con la palla appena dopo il tiro. Gli obiettivi sono dunque diversi: nel primo caso si effettua una presa, nel secondo una respinta e ci si deve preparare a un eventuale secondo intervento. A livello tecnico il gesto si scompone in fase di avvicinamento, di sbilanciamento e di presa. Le prime due fasi sono identiche a quelle dell'uscita bassa (leggi il post che tratta nello specifico l’argomento), mentre la fase di presa deve avvenire con le braccia distese, indirizzate e allineate verso il pallone, per evitare il contatto con l’avversario. Le mani devono avvolgere il pallone, sollevarlo da terra e portarlo verso il volto per proteggerlo. La testa deve essere inserita all’interno delle braccia, il che garantisce il corretto sbilanciamento lungo la linea scelta per arrivare all’impatto con la palla.

 

GLI ERRORI PIÙ COMUNI

  • Mani che non arrivano contemporaneamente a contatto con la palla (presa mancata).
  • Non abbassarsi progressivamente, durante la corsa in attacco, con testa e busto.
  • Non allinearsi al pallone con tutto il corpo, il che fa perdere la corretta linea di tuffo. Prestate soprattutto attenzione alla posizione della testa.

 

DIDATTICA DEGLI ESERCIZI (Vedi video di apertura)

  • Partenza in posizione di flessione, si muovono solo braccia e mani per indirizzarle verso il pallone.
  • Partenza in posizione sagittale con spinta della gamba omologa al lato di tuffo.
  • Partenza in posizione di attesa: l’allenatore parte dietro un paletto o una sagoma per dare imprevedibilità simile alla situazione di gioco.

Come per le uscite basse, variate traiettorie e distanze. Ricreate poi situazioni di mischia o simili a quelle della partita che permettono di stimolare l'adattamento del portiere alle circostanze di gioco reale.

 

Articolo a cura di Daniele Airoldi - Si ringrazia Adam Caressa per essersi prestato nelle dimostrazioni e la società Gs Soccer Boys di Turbigo.

Leggi tutti gli altri articoli sull’allenamento dei giovani portieri e guarda gli esercizi a cura dell'Apport

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