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NON FATEVI SORPRENDERE DAGLI ULTIMI FREDDI

Come gestire al meglio le insidie climatiche di fine inverno. I consigli e le indicazioni per allenarsi e giocare prevenendo le patologie tipiche di questa stagione, in attesa della primavera.

La primavera non è lontana, ma la maggior parte dei calciatori sta ancora affrontando, negli allenamenti infrasettimanali, condizioni e campi di gioco spesso difficili, dovuti alle rigide temperature invernali. Il peggiorare delle condizioni del terreno di allenamento, le preoccupazioni, da un punto di vista della salute, vanno soprattutto ai giovani e ai bambini. Quando fa freddo il buon vecchio consiglio della nonna, coprirsi bene, è sempre fondamentale, ma attenzione ad altre insidie. Il rischio di traumi infiammatori, soprattutto a carico del piede, cresce notevolmente. Ed entrando nello specifico quella che spesso viene chiamata tallonite, nella maggior parte dei casi deve essere diagnosticata come fascite plantare o infiammazione dell’inserzione del tendine di Achille. La mia esperienza dice che questo genere di infortunio ha incidenza molto elevata in presenza di campi duri. Occorre porre attenzione, poi, alla concreta possibilità di incappare in cadute. Non è infrequente perdere l’appoggio, scivolare e rischiare traumi distorsivi sia alla caviglia sia al ginocchio.

 

PREVENIAMO LE PATOLOGIE

Per cercare di limitare al massimo i rischi raccomando innanzitutto prudenza e l’utilizzo di calzature adeguate. Se il campo è particolarmente rigido una soluzione potrebbe consistere nelle scarpe da calcetto che possono andar bene anche per i terreni in erba artificiale. Non scartiamo l’idea di acquistare e inserire delle suolette interne. Le calzature devono essere confortevoli e dare sufficiente stabilità, almeno negli allenamenti. È invece difficile se non impossibile individuare apposite esercitazioni preventive; si può pensare però, nei giorni particolarmente critici (come si fa del resto quando nevica molto), di rinunciare al calcio vero e proprio e dirottare il lavoro sulla parte meramente atletica. Magari da farsi in palestra o in spazi appositi, se l’allenatore lo ritiene opportuno, chiaramente.

Se dopo la pausa invernale il giocatore o la giocatrice si presentano con "motore" e "carrozzeria" in scarse condizioni, occorre lavorare sul quest’ultimi

SOSTA LUNGA? RIPARTIAMO DALL’INIZIO

Se si è ripartiti dopo una sosta molto lunga, il che accade soprattutto per le categorie minori, il consiglio è di prendere spunto da quanto fanno in altre nazioni, ad esempio Russia, Svizzera o Germania. In quei paesi ripartono come se fosse un nuovo inizio di stagione. Si riprende, di fatto, dalla preparazione atletica. Vi porto un dato tangibile. Nella mia esperienza in Svizzera, con statistiche paragonate a quelle europee, la percentuale di infortuni è risultata essere decisamente inferiore rispetto alla media. I numeri raccolti, ad oggi, ci dicono che in generale una squadra si presenta alla gara con l’85% della rosa disponibile, il 15% è fisiologicamente infortunato. Questo è considerato assolutamente normale. Nella mia esperienza in terra elvetica sia in serie B sia in A, abbiamo riscontrato valori decisamente migliori. Per capirci, su trenta elementi in rosa, uno o due giocatori hanno avuto problemi fisici. Un risultato frutto anche, devo dirlo, di una grande attenzione alla distribuzione degli sforzi e degli impegni nel corso della stagione.

Dopo un lungo periodo di sosta, quindi, è importante ripartire col lavoro atletico propedeutico all’attività agonistica. Soprattutto nei casi in cui il calciatore, nella pausa, non abbia svolto lavoro a livello personale è assolutamente il caso di andare a recuperare tono muscolare in tutti i principali distretti a protezione delle articolazioni. Se il giocatore o la giocatrice si presentano con motore e carrozzeria in scarse condizioni, occorre lavorare sul quest’ultimi; un po’ di tecnica individuale certo, un po’ di tattica individuale e collettiva altresì, ma senza esasperare i toni sul piano strettamente calcistico.

 

PAUSE AMICHE

Restiamo sul tema pausa forzata. Per chi ha voglia di lavorare per conto suo oppure è costretto a fermarsi a lungo, magari perché vittima di infortunio, consiglio un po’ di lavoro in palestra. Possiamo approfittare del riposo per mettere a posto piccole magagne che, a volte, ci trasciniamo da tempo. Vi consiglio di cercare di mettere il vostro allenatore nella condizione di allenarvi al meglio.

Il calcio è cambiato nel tempo, una volta i contrasti erano molto più rari e l’arbitro fischiava fallo quasi sempre; oggi gli eventi traumatici nel corso del match sono la norma. L’attività in palestra è consigliata, tra l’altro, per il dilettante di buon livello che vuole perfezionare il lavoro fatto sul campo, una volta alla settimana è sufficiente. Nel caso in cui non ci si possa allenare in campo, può diventare, del resto, un vero e proprio surrogato delle sedute standard, come d’altro canto è consuetudine dei professionisti.

Attenzione però a non esasperare i toni, il lavoro al chiuso va effettuato con lo scopo di ritrovare o consolidare il tono muscolare dei diversi distretti. Core stability, tapis roulant o un po’ di bicicletta. Carichi leggeri e tante ripetizioni. Lavorare sulla forza resistente ed evitare sovraccarichi, per esempio alla schiena. Per chi soffre di pubalgia, tra l’altro, la core stability è estremamente indicata.

 

SI GIOCA CON LA FEBBRE?

Tipico dei cambi di stagione e delle escursioni termiche è l’insorgere di raffreddori, infiammazioni alle vie respiratore e, nel peggiore dei casi, stati influenzali. Con le opportune precauzioni e prevenzioni si possono gestire senza problemi, ma in caso di febbre direi proprio di evitare di allenarsi; il rischio è che la situazione si aggravi e da un’infiammazione facilmente gestibile si incappi in un lungo stop per avere forzato e peggiorato la situazione.

Il discorso vale anche nel caso in cui la febbre si manifesti il giorno della gara, poi, si sa, il tecnico tende a sperare sino all’ultimo. Magari fa scaldare il giocatore per poi confrontarsi con lui e chiedere il più classico dei… “Ce la fai, te la senti?”.  In questi casi dipende dall’importanza della gara e dal responso del giocatore; del resto le sensazioni derivanti da uno stato febbrile non sono le stesse per tutti. In definitiva, la domenica se la gara è importante e il giocatore se la sente si può fare anche uno strappo alla regola… in settimana decisamente no.

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