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CALCIO, LA PARTITA DI ALLENAMENTO

La “partitella” può essere efficace e utile per la crescita del calciatore. Consigli e indicazioni.

La partita in allenamento viene spesso inserita in chiusura della seduta: strumento di verifica del lavoro svolto, è utile all’allenatore anche perché il calciatore esprime il suo talento con il gioco vero. Per capirci meglio: ci sono giocatori che palla al piede, in certe fasce d’età, vincono le partite da soli, ma che di fronte a esercitazioni un poco impegnative dal punto di vista cognitivo (come quelle che vi ho proposto nei post precedenti) vanno in difficoltà. La partita, quindi, è un importante mezzo di allenamento, ma i gesti tecnici e i principi di gioco vanno affinati anche in altri contesti, perché un giocatore durante il match può rivelarsi talmente egocentrico da non riuscire a collaborare con i compagni.

 

NON ASPETTATEVI TUTTO SUBITO

La regola base è avere pazienza. È impossibile vedere, per esempio, i frutti del lavoro della settimana nel week end immediatamente successivo. Occorre tempo e dobbiamo esserne consci. Se parliamo di crescita nel vero senso della parola, per esempio della costruzione del pensiero tattico (non di schemi o scalate difensive per i quali bastano pochi allenamenti), a volte occorrono mesi, altre una stagione intera. Addirittura potrebbe essere un altro allenatore alla guida dello stesso gruppo a raccogliere i frutti del vostro lavoro. Alleniamo gesti tecnici e principi utilizzando tutte le fasi della seduta (riscaldamento tecnico, esercitazioni analitiche, esercitazioni tecnico-tattiche, situazioni di gioco, partite a tema eccetera), perché il giocatore, per apprendere, ha bisogno di diversi tipi di attività. Tuttavia, l’apprendimento richiede un tempo di sedimentazione, in particolar modo dei prerequisiti che il gesto tecnico necessita per essere applicato in maniera efficace e che sono spazio-temporali e percettivi. Aspettatevi anche che qualche vostro calciatore, in partita, possa “bloccarsi”, trovandosi a dover applicare insegnamenti non ancora interiorizzati. Proposte e principi nuovi hanno bisogno di tempo per essere acquisiti.  In seguito a questo periodo, però, i giocatori crescono in modo esponenziale, essendo in grado di rielaborare i principi appresi, trovano soluzioni anche nuove contestualizzando gli insegnamenti nelle situazioni di gioco e traendone vantaggio in partita.

 

QUANDO PROPORRE LA PARTITA?

È fondamentale che all’interno di una seduta di allenamento la partita non manchi, perché il carico interno cognitivo e metabolico, ma soprattutto emozionale, è ottimale. Può essere proposta anche all’inizio dell’allenamento, se si vogliono avere eccellenti condizioni di freschezza mentale, o può essere un valido intermezzo tra un’esercitazione e l’altra. Nel caso in cui si noti che i giocatori sono stanchi mentalmente, si può mantenere alta l’intensità della seduta. È comunque appurato che non è possibile ricreare in allenamento le stesse condizioni della partita “vera”. Ha molta importanza quanto farla durare (ricordatevi di dare i giusti tempi di recupero e di lavoro). In allenamento il mio consiglio è che non superi i dieci minuti, perché dopo questo periodo cala l’intensità. La scelta delle dimensioni dell’area di gioco è fondamentale, perché determina la densità di gioco. A numero di giocatori fisso e variando le dimensioni del campo, cresce o diminuisce lo spazio a disposizione di ogni giocatore. Minori sono le dimensioni dello spazio, maggiore è la qualità tecnica richiesta ai giocatori per raggiungere l’obiettivo. Vi lascio un semplice esempio dal quale prendere spunto (figura 1, clicca sull’immagine per aprire la scheda completa dell’esercizio).

Figura 1: partita a gruppi alternati, clicca sull'immagine per aprire la scheda completa dell'esercizio

CONSIGLI PRATICI

Per l’allenatore sia la partita in allenamento sia quella “vera” sono comunque una verifica del livello della squadra. Può selezionare alcuni gesti tecnici o principi in particolare e annotarne la frequenza per ciascun giocatore su un’apposita griglia apponendo delle “x” in una tabella precompilata di fianco al nome di chi li effettua. Le voci non devono essere poche. Per esempio, il numero di:

  • passaggi (riusciti e sbagliati);
  • cross (in alternativa, quante volte il giocatore raggiunge la linea di fondo);
  • dribbling;
  • colpi di testa;
  • tiri in porta.

Meriterebbe un articolo intero, a questo proposito, l’approccio e il coinvolgimento dell’allenatore e dunque ne parleremo nei prossimi post.

 

Leggi gli altri post  e guarda gli altri esercizi a cura di Roberto Valmori

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