QUALE PROGRESSIONE PER IL DUE CONTRO UNO?
È meglio partire dagli aspetti difensivi o da quelli offensivi? L’opinione dei lettori e l’intervento di Max Canzi con le sue indicazioni e i suoi consigli.
Giovedì 1 Dicembre 2016 | Redazione
Il quesito di questo mese risulta, così come è posto, molto generico. Lo è anche un po’ volutamente immaginiamo orientato come è a stuzzicare i commenti dei lettori e al confronto che, si sa, nel calcio è sempre apertissimo. È Max Canzi a prendersi carico di fornirci la sua più che autorevole opinione e, da uomo di calcio qual è, nell’esprimersi non manca di stimolare ulteriormente la discussione, spingendo tutti alla riflessione costruttiva.
L’INTERVENTO DI MAX CANZI
«Trovo molto interessanti e tutti ragionevoli gli interventi dei lettori, corretti nel loro contesto: però… Più che dare sùbito un mio parere – ci dice - vi pongo delle domande sulle quali riflettere. In quale spazio si svolge il due contro uno, in che zona di campo? Con quale finalità? Lo esercitiamo per superare una linea di centrocampo o di difendenti per arrivare al tiro in porta? Nel secondo caso consideriamo il fuorigioco? L'azione si conclude con un tiro verso una porta difesa da un portiere, in una porticina i con il superamento di un'area di meta? Ecco solo rispondendo a queste “controdomande” troverete molte delle risposte che cercate. Ammetto di essermi stupito del fatto che nessuno di coloro che ha commentato abbia pensato di farlo. Detto questo (la domanda è molto generica) si tratta sostanzialmente di un non problema... Benché siano, ripeto, corretti tutti gli interventi di coloro che si… schierano» - Edoardo De Filippo, Gianluca Torregiani, Niccolò Zanoli, Stefano Menghetti, Fabio Piras, Tommaso Nardin ndr -«la situazione di due contro uno, di fatto, esercita due attaccanti sui principi di tattica collettiva e il difensore su quelli di tattica individuale è quindi un’esercitazione completa nella quale si lavora su molti aspetti, congiuntamente, senza che ci siano delle priorità sull’uno o sull’altro» (il che va nella direzione di quello che dicono Emanuele Tedoldi, Marco Osti e anche l’interessante analisi di Raffaele Iuliano ndr).
UN’ESERCITAZIONE CHE FA PARTE DI UNA PROGRESSIONE NATURALE
«Infatti, in genere, fa parte di una progressione che parte dall’uno contro uno e arriva al tre contro tre.» Interessanti, al proposito, gli interventi di Gianfranco Dugo e Massimiliano Osman che interpretano la progressione in modo non unidirezionale. «Detto questo a chi dice che predilige lavorare sulla fase offensiva perché vuole che la sua squadra attacchi direi che ha certamente ragione, ma del resto chi è che gioca per non vincere? E stimolo a ragionare – Peppe Cerro, Alessandro Davì ndr - chi invece dice di presumere che i sui giocatori abbiano già acquisito delle capacità (per esempio i principi difensivi dell’uno contro uno), le dia per scontate e quindi punti tutte le fiches fin da subito su uno step tattico più avanzato. Pensate che alcune cose siano state già fatte? Ne siete certi? Da chi? E se anche così fosse, ciò vi esime dall'esercitare certi principi? Credo che un lavoro organico e completo, con la propria squadra, passi da una ragionevole graduale e mirata progressione che non trascuri nulla. Per capirci, i professionisti, in serie A, lavorano ancora e sempre sulla tecnica e sulla tattica individuale, possiamo permetterci di non farlo in categorie e in fasce di età inferiori?»