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CALCIO: UN ELOGIO PER FAR FELICE IL BAMBINO

È giusto e fa bene lodare i propri figli, purché si rispettino piccole regole per rendere l’incoraggiamento al giovane calciatore efficace e utile.

Il padre a bordo campo freme: «Largo… stai largo!», ripete a gran voce, con foga e convinzione al figlio di 10 anni, impegnato sulla fascia opposta del campo in grandi corse avanti e indietro tra lanci e passaggi. Le sue grida sovrastano i rumori di gioco, le indicazioni degli allenatori, le decisioni dell’arbitro. Si sente solo lui. “Gioca largo!” insiste il genitore, a lui sembra che suo figlio, quel piccolo giocatore, non lo ascolti, e comunque non dIa cenno di aver capito, tutto preso da fasi di gioco, compagni e avversari. La partita è tirata, bella a vedersi per l’impegno espresso da entrambe le squadre, ben equilibrate sul piano tecnico e tattico. I ragazzini stanno giocando bene, concentrati, e sembrano anche più grandi e maturi rispetto alla loro reale categoria. Dopo la pausa le squadre invertono l’orientamento. Il genitore è contento: ora suo figlio giocherà dalla sua parte, sulla fascia laterale a lui vicina, sarà ancora più facile dargli indicazioni.

 

I BAMBINI ASCOLTANO PIÙ DI QUANTO PENSIATE

La partita riprende. Il papà a sua volta è pronto a ripartire con gli incitamenti. Il momento arriva; dopo qualche scambio ecco partire un lancio sulla fascia dove si trova il figlio che subito parte alla rincorsa della palla. Ma improvvisamente quello che non immagini, accade. Il ragazzo, proprio nel momento in cui passa correndo dove si trova il padre, si volta verso di lui e anticipandolo, senza smettere di giocare, si mette un dito sulle labbra a dire… «Stai zitto, per favore!». Pochi istanti, poi il piccolo, che nel frattempo non s’è mai fermato, raggiunge la palla a fondo campo ed esegue il traversone.

Il padre rimane sorpreso e ammutolito. Capisce e dopo un attimo di esitazione accetta la richiesta silenziosa ma perentoria del figlio. Gli altri genitori sorridono e commentano sottovoce. L’allenatore non si è accorto di nulla, ma tra loro due tutto è cambiato. Per il resto della partita non accadrà nient’altro: il genitore resterà in silenzio, pur seguendo con un po’ d’ansia le gesta del figlio.

QUANDO VINCE LO SPORT È UNA VITTORIA DI TUTTI

È un fatto realmente accaduto, di cui sono stato involontario testimone, ma che mi ha fatto molto riflettere sugli effetti, talvolta imprevedibili ma sempre delicati, che il modo di incitare crea nel figlio tanto quanto nel genitore.

Ho assistito a un piccolo capolavoro sportivo e di educazione reciproca. La pazienza di quel bimbo di dieci anni nel subire le grida del padre, il gesto semplice ma fermo con cui ha segnalato il suo disagio, l’umiltà del genitore che ha accettato di essere messo a tacere. Infine le priorità, il gioco per la squadra, che deve continuare al di là delle questioni personali. Per una volta ha vinto il rispetto nella situazione più a rischio, quella della trance agonistica. Ha vinto il rispetto anche se in gioco c’era una relazione difficile e delicata come quella tra genitore e figlio nel contesto sportivo, ha vinto la fiducia e ha vinto lo sport.

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