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IN FORMA PER IL FINALE DI STAGIONE

Un programma stilato da un preparatore professionista, per terminare la stagione nella migliore condizione. Leggi o scarica il magazine, mettilo in pratica e confronta la tua esperienza con i protagonisti del blog e il tutor Giorgio D’Urbano.

Leggi o scarica, in home page, il programma di Giorgio D'Urbano.

Uno dei miei crucci, da quando ho smesso di giocare e faccio il tecnico, è quello di scegliere al meglio le proposte di allenamento per la mia squadra. Tante idee, molte cose da fare, ma il tempo è quello che è. Ho avuto la possibilità, in passato, di avere a disposizione anche tre allenamenti alla settimana. Quest’anno ne ho due, e mi sembra davvero di non avere tempo a sufficienza. Che si fa? Si stabiliscono delle priorità, il che è già una grande responsabilità e una scelta complessa poiché equivale a dover scartare qualcosa. Imposto il lavoro anche sulla base di esperienze pregresse, quelle positive. Lo facciamo un po’ tutti, no? Forti della inconscia convinzione che vi sia un inattaccabile nesso causa effetto fra i successi e la metodologia di lavoro proposta. Ne siamo certi? Io non sempre… convinto delle scelte sì, sicuro al 100% no. Se parliamo di preparazione atletica, poi, molti di noi, non supportati da un preparatore, cercano disperatamente aiuto da amici esperti o suggerimenti da professionisti, ovunque ne trovino. Sono ben felice, dunque, di mettere in pratica le preziose indicazioni del professor D’Urbano, ascoltarne i consigli e poi condividere il tutto su queste pagine. Perché c’è sempre da imparare ascoltando chi è più bravo, mettendo in pratica, sperimentando, cogliendo i progressi e accettando gli errori.

I ragazzi del Gs San Zeno.

Un esercizio psicocinetico in situazione.

SEDUTA RICCA SÌ, CAOTICA NO

A proposito di priorità, prediligo l’allenamento con la palla fra i piedi. Di tempo ce n’è poco, a bassi livelli il gruppo, di solito, è tecnicamente disomogeneo ed è difficile giocare a calcio se si hanno fondamentali traballanti. Vanno allenati. Le proposte in situazione consentono, se ben organizzate e strutturate, di perseguire diversi obiettivi. Tecnici, tattici e anche condizionali. L’allenamento scorre più leggero, i ragazzi (o le ragazze, ho un passato di splendide soddisfazioni vissute nel calcio femminile) gradiscono e, divertendosi, si allenano con più entusiasmo, convinzione e profitto. Questo almeno dice la mia esperienza personale.

Lo sforzo, grande, sta nell’ottimizzare. Il pericolo, latente, è fare confusione, costruire proposte piene di concetti e obiettivi per poi non centrarne neanche uno. Creando caos nella testa dei giocatori, bombardati da troppi stimoli. La mia idea è: fissiamo un risultato da raggiungere, due, e lavoriamoci per gradi. Una volta ottenuti passiamo ad altri, in progressione.

In genere parto così. Nella prima fase dell’allenamento, eccetto tre o quattro minuti di messa in moto con lavoretti preatletici comprensivi di stretching in forma dinamica o statica, è subito protagonista la palla. I primi venti minuti di seduta comprendono esercitazioni a carattere tecnico, conduzione, trasmissione addosso e sulla corsa (un semplice esempio in figura 1), controllo palla orientato e via dicendo, all’interno di una struttura di proposte costruita in progressione e fatta da tre o quattro brevi esercitazioni. Queste prevedono, al contempo, elementi di psicocinetica piuttosto che di elementare tattica individuale o collettiva. Cerco inoltre l’intensità, per lavorare anche sulla componente condizionale.

Sulla base delle indicazioni di Giorgio D’Urbano propongo partitelle a pressione, possessi palla o trasmissioni e ricezione della stessa che comprendano anche variazioni di ritmi di corsa, inizialmente blandi e a seguire in forma più intensa. Con le indicazioni del “prof” in testa, comincio a mettere in pratica le sue indicazioni, scriverò su questo blog i risultati, i problemi, i dubbi, ma anche i successi riscontrati sul campo.

 

INTENSITÀ INNANZITUTTO

Uno degli obiettivi generali delle sedute è l’intensità di lavoro. Pause cronometrate e pesate, ragazzi mai fermi e il massimo della concentrazione. Per questo motivo prediligo proporre nel finale la potenza aerobica a secco. Se inserita a metà allenamento non è ben gradita e il livello di attenzione cala inesorabilmente. Se invece la colloco in apertura ho l’impressione che sfianchi i ragazzi; li renda più vulnerabili a incidenti e infortuni dovuti a disattenzione o stanchezza. In chiusura i brontolii di rito arrivano comunque e inesorabilmente, ma la corsa lineare può essere ben sopportata, anche da articolazioni non in perfette condizioni e anche dopo un’ora e mezza di attività robusta. Che ne pensate? Chiedo anche a Giorgio D’Urbano, vi girerò il suo pensiero in merito.

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