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CALCIO, BAMBINI E PSICOLOGIA VINCENTE

Genitori e istruttori devono capire quanto sia importante il loro atteggiamento e la loro figura agli occhi dei piccoli: influenzano e determinano sensazioni ed emozioni.

Il calcio che i bambini praticano appartiene a loro e basta. Fino a quando noi adulti rispetteremo il loro modo di viverlo, finché non lo valuteremo usando i canoni di quello dei grandi allora il calcio dei bambini è al sicuro. In caso contrario poniamo questo spazio di gioco e crescita di fronte a un grande rischio: la contaminazione da negatività di tutti quelli che lo ritengono uno sport “malato”. La vicenda calciopoli, per esempio, ha inciso negativamente sulla mentalità di noi tutti, lo scetticismo e la delusione che ha generato ha contaminato il nostro modo di pensare questo meraviglioso sport. Come possiamo rendere il calcio dei giovani un prato dove germoglierà un futuro roseo se siamo scettici nel piantare i semi?

 

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IL LORO CALCIO LO FACCIAMO NOI

Dobbiamo essere consapevoli che il “loro” calcio lo facciamo noi, mediante il nostro stato d'animo e la qualità delle emozioni che mettiamo in campo quando lavoriamo con e per i giovani. La consapevolezza di come con il nostro umore e con le nostre emozioni influenziamo la vita dei bambini è la base per qualsiasi apprendimento psicopedagogico al quale ci si appresti. Dobbiamo essere per loro un punto fermo. Un faro in mezzo all'oceano delle esperienze e delle situazioni del quotidiano che consenta loro di orientarsi pur guidando da soli la loro vita. Un faro investito dalle onde che rimane ritto e irremovibile guida capace di orientare anche in caso di tempesta.

 

PER ESSERE MIGLIORI INVESTITE PER PRIMA SU DI VOI

In famiglia e in campo noi adulti abbiamo la responsabilità di connotare l'ambiente emotivo nel quale i bambini crescono, tale ambiente è fatto delle nostre emozioni, che loro respirano. Per questo affermo che i genitori e gli istruttori, per garantire ai bambini e agli adolescenti di cui si occupano un ambiente adeguato alla loro crescita, devono investire prima di tutto su loro stessi. Ognuno di noi deve cercare il modo migliore per conoscersi e per stare bene di conseguenza. Se si ha a che fare con dei bambini l'investimento migliore per essere un buon educatore è quello su se stesso. Vi è mai capitato mai di arrivare al campo trafelati perché avete avuto un problema, un fastidioso intoppo (per esempio un guaio alla alla macchina) e mentre cercate di allenare pur presi dal nervosismo di ciò che è accaduto uno dei vostri allievi vi abbia chiesto "mister che c'è l'hai con me?". Se i bambini ci vedono pensierosi la prima spiegazione che si danno sul nostro atteggiamento, soprattutto se sono piccoli, è che il nostro malumore sia causato da loro. Ciò vale anche per i genitori. In taluni casi quindi affermare che è tutto a posto non serve. È auspicabile dire la verità e spiegare il motivo per cui siamo nervosi o assorti nei nostri pensieri.

 

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