CALCIO: A TAVOLA COME TI SCHIERI?
In cucina come in campo il calciatore può scegliere diversi schemi di gioco. Il 5-3-2 risulta il più indicato, perché come direbbe Trapattoni: «Primo, non prenderle!»
Lunedì 22 Febbraio 2016 | Attilio Ardizzi
All'inizio il calcio non aveva regole codificate e valide per tutti. C’era la Piramide di Cambridge, poi il sistema di Chapman, le grandi innovazioni di Viani, Rocco ed Herrera, il calcio olandese contrapposto a quello all'italiana fino ad arrivare alla rivoluzione di Sacchi e così via. Allo stesso modo l’alimentazione del calciatore è spesso in balia di mode, credenze, leggende e schemi non codificati. Per continuare a usare la metafora calcistica, lo schema che può essere considerato una base valida per tutti è il 5-3-2, inteso come il 50% di carboidrati, il 30% di grassi e il 20% di proteine. È uno schema apparentemente difensivistico ma, come direbbe Trapattoni, «Primo, non prenderle!». E così avere una buona e giusta dose di carboidrati, che costituiscono il carburante principale per i muscoli del calciatore, significa adottare una tattica che ci consente di bloccare sul nascere ogni rischio di rimanere a secco durante la partita. E poi lo schema 5-3-2 è quello dell’Italia di Bearzot che vinse i Mondiali nel 1982!
ATTENZIONE ALLE DIETE IPERPROTEICHE
Oggi “girano” anche alcuni schemi più aggressivi, come il 4-4-2 (40% carboidrati, 40% proteine, 20% grassi), le cosiddette diete iperproteiche, che possono essere seguite, ma con cautela e soprattutto sotto stretto controllo medico (il rischio di andare in “fuorigioco” chetoacidosico è alto). Questo schema è meglio lasciarlo al calcio, quello di Sacchi. Ogni squadra, in realtà, adotta poi lo schema più congeniale ai giocatori che ha a disposizione. Allo stesso modo il calciatore, soprattutto a livello amatoriale, segue un tipo di alimentazione che è strettamente condizionato da fattori diversi: orari di scuola o lavoro, spostamenti per raggiungere il campo di allenamento o di gara, abitudini personali ecc. Il consiglio migliore che si possa dare è quello innanzitutto di seguire le principali regole sia per quanto riguarda la qualità e la quantità degli alimenti sia per quanto riguarda la tempistica ovvero gli intervalli di tempo da rispettare tra il pasto e l’inizio della prestazione atletica, quando idratarsi, quando fare lo spuntino post gara. Nei prossimi post vedremo nel dettaglio tutti questi aspetti. Quello che è certo è che non esiste alcuna dieta che possa trasformare un calciatore mediocre in un fuoriclasse, ma è altrettanto vero che una cattiva alimentazione è in grado di condizionare in modo negativo la performance di qualsiasi calciatore. Quindi “buon” appetito.
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