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ALLENATE I GENITORI E VOI STESSI

Semplici spunti per creare un confronto costruttivo, partendo dal presupposto che i nostri comportamenti devono essere coerenti con quanto chiediamo a mamma e papà.

Qualsiasi allenatore, soprattutto se opera in un settore giovanile, deve essere consapevole che per il bene dei giovani atleti, della propria squadra e di se stesso, è necessario sapersi rapportare con i genitori e in un certo senso saper allenare anche loro.Nel caso, abbastanza frequente, di genitori protettivi, la corretta strategia si basa sul coinvolgimento, e particolare importanza riveste la capacità di comunicazione dell’allenatore che dovrà trovare il modo di investire un po’ di tempo per illustrare le potenzialità educative delle situazioni che in genere preoccupano mamme e papà. Ecco una serie di aspetti generalmente prioritari per il genitore protettivo che possono esser affrontati in uno o più incontri, possibilmente presentando le tematiche con slide, video, foto, in modo da rendere il confronto divertente oltre che costruttivo.

 

REGOLE E COMPORTAMENTI DA CONDIVIDERE

Dietro una sostituzione a volte c’è altro: l’obiettivo è quello di illustrare le diverse tipologie di sostituzioni (tecnica, tattica, comportamentale, educativa o per rotazione), facendo capire che dietro “un cambio” ci sono motivazioni chiare e a volte programmate in base a obiettivi prefissati.

La panchina può essere salutare: e a volte avere un significato educativo soprattutto per i ragazzini che a volte infrangono le regole della squadra. Lo stare in panchina segue anche regole tecnico-tattiche, ma l’importante è far capire che a ogni giocatore vengono date delle opportunità.

Sudare fa bene: in alcune discipline sportive, soprattutto quelle outdoor, molte mamme presentano la cosiddetta “sindrome da sudore” cioè la paura che il figlio si ammali per aver sudato troppo, ecco allora l’importanza di spiegare i benefici di questo aspetto della fisiologia umana e dell’idratazione per definire in modo chiaro che è un aspetto utile e necessario della pratica sportiva e non un deterrente.

Mio figlio ha la “bua”: nello sport accadono spesso piccoli infortuni o dolori “vari” che il genitore iperprotettivo tende ad amplificare, ecco allora l’importanza di illustrare le differenze tra sensazioni e diagnosi (fatte dal medico e non dal genitore) e l’opportunità formativa di allenarsi anche con un po’ di dolore, senza naturalmente arrivare all’autolesionismo.

Superare gli ostacoli: l’aspetto importante da far capire a un genitore è che il superamento degli ostacoli è una componente essenziale per il miglioramento di se stessi e non solo della squadra. Questo presuppone che l’allenatore sia consapevole della difficoltà che ha incontrato il ragazzo e delle modalità necessarie per aiutarlo; in molti casi può essere utile coinvolgere il genitore in tale percorso, condividendone le azioni e verificandone i risultati.

Il concetto di squadra: esiste un aspetto fondamentale da far capire ai genitori “quando si viene alla partita si può guardare il figlio ma si deve tifare e gioire per la squadra”. Diventa importante avere una visione collettiva e non individualistica, tifare per la squadra e non solo per il proprio figlio, gioire anche per il gol del compagno…

UTILE ESAME DI COSCIENZA

Anche per gli allenatori valgono molte delle osservazioni fatte per i genitori ed è quindi utile domandarsi se i nostri comportamenti sono coerenti con quanto chiediamo loro: ci sono infatti mister che urlano dentro e fuori lo spogliatoio, altri silenziosi, altri che alzano la voce solo in allenamento e in partita non parlano, altri che apparentemente o realmente gridano sempre contro gli stessi giocatori.

 

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