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DOMS: I SEGNI DELLA FATICA

L’esercizio muscolare intenso ha effetti meccanici e metabolici sul nostro fisico, una serie di articoli per conoscerli, affrontarli e gestirli.

Come emerge dal contributo di maggio del dottor Respizzi circa la tipologia di infortuni muscolari ai quali è soggetto il calciatore, fra i citati il meno conosciuto ai più è il “Doms” (Delayed Onset Muscle Soreness). Approfondiamone assieme la conoscenza, e impariamo ad affrontarlo e gestirlo. Nell’uomo gli effetti metabolici e meccanici di un esercizio muscolare intenso si osservano molto precocemente, sin dalle prime ore (in genere dalle 8 alle 24) successive all’esecuzione dell’esercizio che ne è stato la causa (1). I sintomi, che s’identificano in indolenzimento muscolare, gonfiore e impotenza funzionale sono in grado di perdurare per periodi piuttosto lunghi, sino a due o tre settimane (2). L’origine di questa sintomatologia algica muscolare è essenzialmente di natura microtraumatica ed è da imputarsi al verificarsi di microlesioni a livello della miofibrilla indotte essenzialmente dalla contrazione eccentrica che, in ultima analisi, testimoniano uno stato di sovraccarico meccanico del muscolo a seguito di un esercizio particolarmente intenso (3).

 

LE ALTERAZIONI ULTRASTRUTTURALI
I primi lavori incentrati sulle lesioni muscolari indotte dall’esercizio eccentrico intenso sull’uomo risalgono al 1981 (4). In questo primo lavoro, Fridén e collaboratori evidenziarono, tramite biopsia muscolare, come un esercizio eccentrico intenso – una discesa effettuata di corsa da una rampa di scale – causasse importanti modificazioni nella struttura miofibrillare del muscolo soleare. L’osservazione al microscopio elettronico del campione bioptico rivelò, in particolare, una rottura della banda Z, contestuale a un allargamento delle fibre stesse. Queste modificazioni dell’ultrastruttura delle miofibrille si mantennero evidenti per circa sette giorni. A fronte di queste osservazioni, gli autori avanzarono l’ipotesi che tali microlesioni avessero causato la liberazione di enzimi lisosomiali che, a loro volta, avessero provocato un processo infiammatorio. In seguito, ulteriori ricerche, sempre condotte dallo stesso autore nel 1983, confermarono tali ipotesi. Seguirono ulteriori ricerche, condotte soprattutto nell’ambito della corsa su lunghe distanze (5) che, oltre ad avallare i precedenti risultati, evidenziarono come le lesioni muscolari dovute all’esercizio intenso fossero molto simili a un processo di rabdomiolisi. Inoltre, queste ultime fecero notare come nelle tre ore successive all’esercizio intenso, in questo caso la corsa, oltre alla rottura miofibrillare, si verificasse anche un’importante deplezione di glicogeno muscolare. Oggi sappiamo che la rottura della banda Z, che appare come disorganizzata, allargata e irregolare, si può estendere sino alla banda e interessare anche le fibre del citoscheletro formate da desmina e fibronectina (6). Oltre a questo, è frequente osservare, dopo un esercizio eccentrico condotto ad alta intensità, la rottura di un certo numero di mitocondri e di parte del reticolo sarcoplasmatico (7). Queste rotture si possono osservare, oltre che sul ventre muscolare stesso, anche a livello della giunzione muscolo-tendinea (8). Nel corso di alcune ore i macrofagi, i monociti e i neutrofili si infiltrano nel sito lesionale, dando così inizio al processo infiammatorio (9).

L’INSORGENZA DEL DOMS

L’avvio del processo infiammatorio comporta la conseguente insorgenza della sintomatologia algica, ossia il cosiddetto Doms (Delayed Onset Muscle Soreness), caratterizzata da dolore, gonfiore e rigidità muscolare che si manifestano a una distanza di 24-48 ore dalla fine dell’esercizio. Mentre il Doms si auto-risolve nel giro di alcuni giorni, la risposta infiammatoria può perdurare per un periodo compreso tra le due e le tre settimane (10). A un esame clinico, i muscoli affetti da DOMS possono talvolta presentare un certo grado di gonfiore (11), in genere imputabile all’edema da sforzo che in alcuni casi può, nelle 24-48 ore successive all’esercizio, causare un aumento del peso del ventre muscolare interessato dal fenomeno, di una percentuale compresa tra l’11 e il 17% (12). Questo edema da sforzo sarebbe tipico degli esercizi eccentrici e, invece, poco frequente, se non del tutto assente, durante gli esercizi concentrici (13).

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Elenco autori citati

(1) Tiidus & Ianuzzo, 1983; (2) Evans & Cannon, 1991; Sjöström & Fridén, 1984; (3) Bigard, 2001; Proske & Morgan, 2001; (4) Fridén e coll., 1981; (5) Hagerman e coll., 1984; Sjöström & Fridén, 1984; Warhol e coll., 1985; (6) Lieber e coll., 1996; (7) Warhol e coll., 1985; (8) Stauber e coll., 1990; (9) Fridén & Lieber, 1998; Child e coll., 1999; (10) Child e coll., 1999; (11) Komi & Rusko, 1974; (12) Brendstrup, 1962; (13) Fridén e coll., 1988.

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